INTERROGAZIONE n. 34 del 31/03/2015
Interrogazione n.34/10^ di iniziativa del Consigliere G. MANGIALAVORI recante: "Selle celebrazioni in onore di Gioacchino Murat nel bicentenario della sua morte"

Al Presidente della Giunta regionale -

Premesso che:
Gioacchino Murat nasce a Labastide-Fortunière il 25 marzo 1767. Convinto sostenitore di Napoleone lo seguì in varie campagne militari. Il 20 gennaio 1800 sposò la sorella minore di Napoleone, Carolina Bonaparte. Divenne così re di Napoli nel 1808;
grazie alla sua politica, il regno fu oggetto di un complesso organico di riforme, che apportò ampie trasformazioni destinate ad incidere profondamente sulla storia della Calabria e dei calabresi;
il suo impegno fu soprattutto diretto alla modernizzazione del regno. Fra i provvedimenti più significativi, l'abolizione della feudalità. Ad onore del vero, la legge di abolizione era stata promulgata da Giuseppe Bonaparte il 2 agosto 1806, ma fu merito del governo murattiano averle dato una pratica applicazione;
fra le riforme ad essa connesse va sottolineata l'abolizione di tutti i diritti giurisdizionali, proibitivi e personali e la divisione dei demani in libere e intangibili proprietà;
fra le riforme più incisive ci furono anche quelle finanziarie. La gravissima situazione finanziaria del Regno di Napoli venne affrontata da Murat attraverso due leggi: la confisca della manomorta ecclesiastica e la liquidazione del debito pubblico;
fra le altre riforme, va altresì segnalata anche quella tributaria, fondata su di una maggiore perequazione e semplicità dei tributi. Nonché la riforma legislativa e penale. L'I gennaio 1809 venne esteso al Regno di Napoli il Code Napoléon. Su ordine di Murat il codice venne tradotto e adattato, nei contenuti, alle esigenze del regno;
a Murat si deve l'istituzione del ministero dell'Interno e la suddivisione del territorio nazionale in Intendenze provinciali che prevedevano tre divisioni fondamentali: quella dell'amministrazione civile, finanziaria e di alta polizia;
nel 1808 fu definita anche la riforma dell'amministrazione civica della capitale, Napoli, sul modello della capitale francese, che la vide composta dal sindaco, da dodici eletti ed un cancelliere, e comprendente l'amministrazione delle città e dei borghi;
mentre il decurionato ne era il corpo rappresentativo;
decisamente incisivo fu l'apporto offerto per la creazione di un sistema giudiziario equo ed efficace;
infatti, in età premoderna, il sistema-giustizia locale era appannaggio del feudatario, il quale aveva pieni poteri sia in materia di giustizia civile che penale. I ricorsi, invece, potevano essere inoltrati alla regia Udienza di Catanzaro e alla regia camera di Santa Chiara a Napoli. Con l'avvento dei Francesi, l'amministrazione della giustizia divenne prerogativa esclusiva dello Stato. Il Regno fu diviso in: giudici di pace, pretori, tribunali civili e penali;
nel 1809 la rivoluzione francese investì, così, un settore decisivo per la vita dei cittadini;
vennero istituiti, numerosi distretti deputati a tale funzione pubblica, fra cui: Briatico, Monteleone (attuale Vibo Valentia), Monterosso, Nicotera, Pizzo, Serra San Bruno e Tropea. Nel passato recente e più datato, le sedi ospitanti l'attività giurisdizionale sono state soppresse, ad eccezione di Vibo Valentia. Il tutto con ripercussioni negative sul contesto civile locale;
si deve anche a Murat, con decreto del 4 maggio 1811 numero 922 la suddivisione della regione in due province: la Citeriore, con capitale Cosenza e l'Ulteriore con capitale Monteleone. Ogni provincia venne quindi divisa in quattro Distretti, suddivisi ulteriormente in Circondari e quest'ultimi in Comuni e Frazioni;
fu sempre per merito di Murat la creazione, in Calabria, di un sistema municipale moderno e ciò in virtù del menzionato decreto numero 922 del 1811;
intorno alla figura del regnante francese sono state realizzate nel tempo varie iniziative di matrice culturale nei comuni calabresi. E ciò, in particolare modo, da parte della "Associazione culturale Gioacchino Murat Onlus di Pizzo" che ha realizzato approfonditi studi e qualificati eventi;
serie ricerche, su base scientifica, finalizzate al recupero delle sue spoglie non sono mai state fatte e che, secondo i documenti esistenti presso l'Archivio Storico della Chiesa di San Giorgio, quello del Comune di Pizzo e l'Archivio Borbonico di Napoli, nonché le testimonianze scritte del Canonico Tommaso Masdea presente alla sepoltura e del farmacista di Pizzo. A Condoleo, giacciono nella chiesa napitina dedicata a San Giorgio;
Gioacchino Murat, oltre alle riforme di cui sopra è cenno fu anche un abile amministratore. Il monarca, infatti, potenziò le strutture viarie del Regno, avviò processi di ristrutturazione urbanistica, intraprese scavi archeologici, valorizzò il patrimonio storico e artistico, creò una burocrazia capace di gestire i dinamismi avviati dalle riforme, all'insegna di un rinnovato rapporto centro-periferia;
nonostante le molte resistenze alle sue riforme, fomentate dalla Corte Borbonica di Palermo, riuscì in un periodo piuttosto breve, ad incidere sulle mentalità e sugli atteggiamenti individuali e collettivi;
oltre all'abolizione della feudalità, all'uguaglianza davanti alla legge e a quella fiscale, rinnovò l'esercito e la marina, potenziò l'economia, introdusse il divorzio, rilanciò l'attività culturale di Napoli fondando l'Orto botanico, la facoltà di Agraria e di Veterinaria, l'Osservatorio astronomico. Iniziative di cui beneficiò tutto il Sud;
da tale quadro emerge la figura di un governante dinamico, di un amministratore moderno, di un legislatore acuto, legatissimo alla terra di Calabria e di grande coraggio;
il 13 ottobre 2015 ricorrono i duecento anni dalla sua morte avvenuta a Pizzo mediante fucilazione da parte della Gendarmeria Borbonica. Una circostanza già rimarcata da molti studiosi, giornalisti e ricercatori calabresi, i quali hanno auspicato attenzione su tale significativo evento;
proprio per il preminente ruolo assolto da Murat in chiave modernizzatrice della Calabria (e del Sud) risulta necessario prestare particolare importanza a tale ricorrenza e ciò al fine di: a) approfondire gli studi sull'impatto delle riforme murattiane;
b) attualizzare la figura del regnante francese alla luce dei progetti di riforma cui sono interessati, in modo particolare, gli enti locali;
c) arricchire l'elemento identitario, specie con riferimento alle municipalità calabresi sorte grazie alla riforma di Murat;
Per sapere:
se intenda celebrare la ricorrenza del bicentenario della morte di Gioacchino Murat (13 ottobre 2015);
se intenda istituire a tal fine un comitato di eminenti figure culturali per onorare nel migliore dei modi tale ricorrenza;
se intenda coinvolgere nell'eventuale progetto di valorizzazione anche le associazioni culturali, specie quelle locali e operanti su Pizzo che nel tempo hanno già avviato adeguati progetti culturali intorno al monarca francese;
se intenda coinvolgere anche le municipalità calabresi e in che termini, per avviare una duplice riflessione: riscoperta del proprio percorso identitario, approfondimento sulle realtà municipali della contemporaneità alla luce delle prospettive di riforma.

Allegato:

31/03/2015
G. MANGIALAVORI